Moscheta
1965
MOSCHETA
di Ruzante
Regia di Gennaro Vitiello; scenografia Giovanni Girosi, realizzazione scenografica Angelo de Falco e Giovanni Girosi; costumi e loro realizzazione Odette Nicoletti; musiche Mario Perrucci.
Attori: Marcello Veneziale (il prologhista), Roberto Borriello e Renato Romano (i due musici), Tony Fusaro (Menato), Adriana Cipriani (Betìa), Luca Favini (Tonin), Carlo de Simone (Ruzante), Matilde de Lellis (una vicina).
Prima rappresentazione presso l’I.M.A.M.- Aefer di Pozzuoli (Na), data non nota.
Moscheta
inizia l’avventura
Nel febbraio del 1965 viene allestito il primo spattacolo del TS: Moscheta del Ruzante. Questo non sarà rappresentato in via Martucci perchè, all’epoca, la cantina non era stata ancora trovata, ma nello stabilimento di Pozzuoli della Divisione Ferroviaria dell’IMAM-Aerfer, e più precisamente nella sala mensa. L’occasione fu la premiazione degli anziani, durante la quale fu deciso di tentare l’esperimento di portare il teatro in fabbrica, e il testo del Ruzante doveva essere il primo spettacolo, in modo da tentare “un’opera di avvicinamento tra masse di tecnici e teatro: massima espressione di cultura ed arte…”(1). Intento nobile a cui non potevano resistere quelli del TS, soprattutto agli inizi, con tutta la loro voglia di fare ed il loro carico di utopie da dimostrare.
Il palco, allestito nei locali della mensa, aveva alle spalle delle finestre attraverso le quali erano visibili le locomotive, i carri e i vagoni ferrovviari in costruzione. Le scene e gli oggetti di scena furono creati da Giovanni Girosi proprio nella falegnameria dello stabilimento con materiali per la costruzione dei vagoni.
Ma perchè Vitiello scelse proprio questo testo? Non per la trama, basata sulla gelosia ed i tradimenti veri e presunti dei protagonisti, ma per la sua costruzione. La commedia si basa sugli istinti e le passioni più elementari che ogni giorno gli uomini affrontano: la fame, il bisogno economico e sessuale, la violenza come unico mezzo di sopravvivenza, istinti e passioni che dominano anche in un mondo moderno; Vitiello decide di portarli in scena come una favola, senza però che lo spettacolo perda la sua vena critica. Soprattutto tiene presente il dramma dei contadini inurbati, come spiega nel programma di sala: “quei resti della popolazione del contado che, rifluita dentro la cerchia della mura cittadine per trovarvi rifugio durante gli assedi e le scorrerie militari della guerra cambraica, non ebbe più la forza o i mezzi per uscirne…”(2).
Si presenta l’aspetto sociale, “impegnato” del gruppo che caratterizzerà anche tutto il successivo percorso del TS; impegno che il più delle volte si fonderà con la fantasia, con la favola. Anche per la Moscheta sarà così: “…Il Ruzante della Moscheta contrappone d’istinto una realtà immaginata a quella vera, sapendosi pronto egli stesso ad accoglierla e a credervi per primo. E’ il suo modo di difendersi da una realtà che trascende le sue possibilità di resistenza individuale, …sfuggendo…al rischio di non trovarvi quel minimo di equilibrio che gli consenta di tirare avanti…”(3).
Per Vitiello lo spettacolo fu una tappa importante: iniziò a farsi strada l’idea di gruppo, si saldarono i rapporti tra gli attori e si segnarono le strade estetico-formali che saranno seguite in seguito.
Paradossale è che il TS inizi la sua attività fuori dal teatro, o comunque da uno spazio chiuso, visto che questo sarà la causa del suo scioglimento: troppo fermi, troppo legati alla cantina, tanto da farla diventare asfissiante. Eppure non è da sottovalutare la valenza della scelta di portare il teatro fuori dal teatro da parte di un gruppo che sta adesso iniziando la sua attività: si esce dai confini ristretti del teatro tradizionale e dei suoi luoghi deputati e si porta il teatro tra la gente. Inizia l’avventura del TS e della sua volontà di dimostrare che può esistere un teatro artigianale, povero nei mezzi, ma ricco di idee stimolanti, che di lì a poco scuoterà Napoli dal suo torpore.
Note:
- Anon. – “Premiazione degli anziani all’IMAM-Aefer di Pozzuoli”, La Gazzetta s.d. – Arch. Vit.
- G. Vitiello – programma di sala Moscheta, 1965
- G. Vitiello – ibidem
Recensioni:
- Anon. – “Premiazione degli anziani all’IMAM-Aefer di Pozzuoli”, La Gazzetta s.d.- Arch. Vit.
Testo tratto dalla tesi di laurea in Istituzioni di regia, “Gennaro Vitiello, regista” di Leonilda Cesarano, per il Corso di Laurea in Dams – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatore prof. Arnaldo Picchi.