Massa – uomo
1968
MASSA UOMO
di E. Toller
Elaborazione e regia di Gennaro Vitiello; scena Giovanni Girosi e Angelo de Falco, realizzazione Alfredo Abbisogno e Mauro Carosi; costumi Odette Nicoletti, realizzazione Giampaola Fusaro e Leopoldo Mastelloni; musiche Sergio de Sanctis e Arturo Morfino; aiuto regista Gerardo D’Andrea; pubblicità, propaganda e sviluppo Tony Fusaro.
Attori: Adriana Cipriani (la Donna), Sergio de Sanctis (l’Uomo), Tony Fusaro (il senza nome), Giulio Baffi (il prete), Angelo Baldroccovich (l’accompagnatore), Giancarlo Bancalà (3° Operaio, 3° Banchiere, 3a ombra), Giancarlo Caporicci (4° Operaio), Dely De Majo (Operaia, Prigioniera), Renato Gagnyoll (l’Ufficiale), Leopoldo Mastelloni (Prigioniero, 1° Banchiere, 1a Ombra), Vincenzo Salomone (Contadino, 4° Banchiere, 4a Ombra, Condannato).
Prima rappresentazione 8 marzo 1968 presso il Centro Teatro Esse, via Martucci, 18 – Napoli.
Massa – uomo
Nora non abita più qui
L’8 marzo del 1968 andò in scena Massa-Uomo di Ernst Toller. La scenografia era la stessa usata per I Cenci: una pedana a forma di T che si allungava fino alla platea, tra il pubblico. Sul fondo Angelo De Falco e Giovanni Girosi, i due scenografi, avevano posto uno schermo bianco su cui erano proiettate le ombre degli attori, a volte colorate, a volte nere. Gli attori recitavano con voci ora concitate, ora soffocate, muovendosi lungo tutto lo spazio della pedana e davanti e dietro lo schermo.
Anche questo spettacolo è un’elaborazione del testo da parte del regista, “…è stato ritenuto opportuno di evitare il verso che in italiano avrebbe nuociuto all’intensità del linguaggio…”(1), elaborazione che risente dell’influenza di Brecht nell’attualizzare anche questa storia. Vitiello voleva fosse evidente l’analogia tra gli anni della Repubblica di Weimar e quelli che si vivevano allora in Italia ed in Europa: ” …La rappresentazione di Massa-Uomo di Toller ci venne sollecitata dalla esigenza di proporre al pubblico napoletano una problematica che, a mezzo secolo di distanza si dimostra quanto mai attuale…”(2).
Uno spettacolo di non facile consumo e la riuscita, lo ammette lo stesso Vitiello, fu dovuta all’interpretazione di Adriana Cipriani con “la sentita recitazione…intensa e rigorosa protagonista…”(3). La protagonista, chiamata “la donna” da Toller, “…che noi abbiamo identificato in Rosa Luxemburg”(4), è una donna capace di rinunciare al suo amore sicuro e borghese perché sente il bisogno di realizzare la propria vita, a costo della stessa vita. Si sente nella scelta del testo tutto il fastidio del regista per il concetto di massa, la necessità di opporvisi, a costo di essere soli contro la massa. Proprio come la “sua” Rosa Luxemburg, che non è Nora che esce di casa abbandonando il marito, ma non si sa bene dove vada. Rosa sceglie una soluzione che si sposa con la storia: una donna borghese che si accorge degli operai che non avevano il latte per i figli, mentre il marito si perde nella sua mollezza borghese, un progressista che non riesce ad agire per cambiare la situazione, una donna che si oppone ai suoi stessi compagni di partito. Sarà lei a prendere posizione, lei sola contro la massa. Ma Vitiello non dimenticò nemmeno per un attimo la dimensione borghese della donna: i suoi costumi la ricorderanno sempre, con il collarino di seta, il pizzo, il merletto.
La cosa più toccante e sconvolgente fu sicuramente il finale: Rosa è uccisa da un soldato prussiano, e la scena avviene dietro lo schermo, per cui si vedono solo le ombre degli attori bloccate dopo la morte della protagonista: “…Sullo schermo appariva la stella di Davide e la sala-palcoscenico si inondava dei versi di Schiller del coro della Nona di Beethoven…Un agghiacciante scontro tra la morte violenta e l’invito schilleriano all’abbraccio fraterno tra milioni di uomini sotto le tenda delle stelle.”(5).
“…Alla rappresentazione vennero quelli della comunità ebraica che gravita intorno al Goethe Institute, le figlie di Croce, famiglie ebraiche che per la prima volta, su un palco italiano, hanno visto insieme la Nona, l’Inno alla gioia, la svastica e il comandamento Non uccidere e questo Cristo laico, questa donna uccisa. Qualcosa del tutto desueto dall’iconografia classica e dallo spettacolo ideologico…”(6). Un Cristo laico e per giunta donna: non a caso Vitiello scelse la data dell’8 marzo per la prima dello spettacolo.
Note:
- G. Vitiello – dal programma di sala di Massa-Uomo 8/3/1968
- G. Vitiello – ibidem
- anon. – “Massa-Uomo”, Sipario n° 265/maggio 1968
- G. Vitiello – ibidem
- G. Vitiello – in “Funiculì, Funiculà” del 10/5/1985
- V. Salomone – intervista concessa il 4/11/91
Recensioni:
- Anon. – “Massa-Uomo“, Sipario n° 265, maggio 1968
Testo tratto dalla tesi di laurea in Istituzioni di regia, “Gennaro Vitiello, regista” di Leonilda Cesarano, per il Corso di Laurea in Dams – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatore prof. Arnaldo Picchi.