Il re nudo
1971
IL RE NUDO
di E. Schwarz
Traduzione di Giovanni Crino. Regia di Gennaro Vitiello; spazio scenico ideato e realizzato da Giovanni Girosi, Davide Antonelli, Antonio Bossa, Nina Competiello, Luigi d’Antonio, Salvatore Frapiccini, Giuseppe Guglielmini, Costantino Meo, Annamaria Morelli; costumi Odette Nicoletti, realizzazione Odette Nicoletti e Fernando Pignatello; luci dato non noto; musiche dato non noto; direzione organizzativa Carmine Frascogna; amministratore Mauro Carosi.
Attori: Bruna Alfieri (Baronessa, Ministro dei teneri sentimenti, damigella, sarta), Marisa Bello (Contessa, governante, buffone, prima damigella, sarta), Gioia Buoninconti (Duchessa, damigella, sarta), Biagio Caparco Perrella (Cristiano), Mauro Carosi (Re padre, Sindaco, Primo Ministro, scienziato, lustrascarpe, il Sergente), Salvatore Frapiccini (Ciambellano, maggiordomo, poeta), Raffaella Mascara (bambina), Enzo Salomone (cuoco, il Re), Mario Salomone (Enrico), Biancamaria Vaglio (Principessa, la Folla).
Prima rappresentazione: 23 aprile 1971 presso il Centro Teatro Esse, via Martucci, 18 – Napoli.
Il re nudo
la favola come specchio della realtà
Il TS, dopo i successi della Medea, precipita nell’ennesima crisi: molti attori abbandonano la formazione, soprattutto per difficoltà economiche e quelli che restano dichiarano apertamente questo momento di crisi nel programma di sala de Il re nudo.
“Avevamo pietre preziose che non potevamo vendere e nello stesso tempo non avevamo di che comprare il necessario per sussistere per gli spettacoli successivi…” (1).
E’ un momento di crisi, ma anche di riflessione e di critica: “L’autogestione per la conservazione di una libertà d’azione è impresa sempre più difficile. Bisogna così dedicarsi al lavoro di ricerca e alla formazione di nuove leve…In Italia i gruppi teatrali che riescono a condurre un’azione di rottura e a proporre nuove tematiche sono pochi. I più ricalcano accademicamente le esperienze del Living Theatre…E’ evidente allora che c’è necessità di tenersi fuori da ogni conformismo per non mantenere il teatro nel disimpegno ideologico e nello sperimentalismo gratuito…” (2). Questo poteva avvenire, secondo Vitiello e i componenti del TS, proprio attraverso i testi di Eugeniy Schwarz, ed in particolare grazie alla trilogia del potere su cui si sta lavorando: Il re nudo, L’ombra, Il drago, testi di preciso contenuto ideologico: “…Si porteranno sulla scena le antiche fiabe popolari russe e i motivi tradizionali dei miti nordeuropei rielaborati teatralmente da Schwarz per aggredire il complesso intreccio storico del nostro tempo…” (3).
D’altronde la commistione realtà/fantasia è una costante della produzione di Vitiello, già analizzata e realizzata nelle messinscene del Ruzante e di Lorca: “La favola per Schwarz, più che uno schema letterario è un mezzo per esprimere la realtà attraverso una lente deformante fatta di immaginazione e realtà, di fantasia e concretezza, che dà anima ai corpi e alle cose…” (4). Soprattutto Vitiello cercherà di evitare l’errore di considerare questi drammi semplici allegorie, anche perchè lo stesso autore avverte che “…quando si racconta una favola non si vuole nascondere qualcosa, ma solo rivelare, gridare a piena voce tutto quello che si pensa…” (5).
Chiaramente per fare tutto questo, a differenza della Medea, bisognerà recuperare la parola, il suo uso ed il suo significato, in modo da poter comunicare tutto questo allo spettatore, per rendere comprensibile lo svolgersi dell’azione. Si assiste ad un ritorno dei mezzi propri del teatro: oltre al recupero della parola, il TS riporterà il palcoscenico di fronte al pubblico, userà scene essenziali, ma comunque tradizionali scene, maschere, costumi e marionette e burattini, tutto “…perchè lo spettatore possa ritornare a partecipare al rito della finzione scenica…” (6).
Il re nudo è del 1934, Hitler è al potere da un anno e l’autore filtra questo avvento minaccioso attraverso il mondo fiabesco; in questa commedia ritroviamo tre tra le fiabe più famose di Andersen: Il guardiano dei porci, La principessa sul pisello e I vestiti nuovi dell’imperatore, le tre fiabe diventano una sola storia, carica di allusioni politiche e di verità sconcertanti. Sarà questo il solo testo, tratto dalla trilogia, messo in scena dal TS.
La scena, sempre di Giovanni Girosi, era formata da elementi mobili, che nel corso dello spettacolo venivano spostati, in modo da creare l’illusione di ambienti differenti e contemporaneamente esprimere le diverse situazioni psicologiche dei personaggi. Per la critica la scena ed i costumi, anche questa volta di Odette Nicoletti, furono una piacevole sorpresa: “…Le scene di Giovanni Girosi e i costumi di Odette Nicoletti, le une e gli altri da elogiare per funzionalità e fantasia, compiono anche stavolta il miracolo di far muovere, in pochissimi metri cubi, un mondo di figure e di oggetti che anche un grande palcoscenico stenterebbe a contenere…” (7); “…al di sopra di ogni elogio i costume e le maschere fiabesche ideati dalla Nicoletti…che contribuiscono in maniera risolutiva al successo dello spettacolo” (8).
Elogiata la regia di Vitiello: “…La regia di Gennaro Vitiello, come sempre intenta a trovare un felice punto d’incontro tra fedeltà filologica e inventiva gestuale, ha saputo imprimere allo spettacolo un ritmo sicuro…” (9);“…La regia di Gennaro Vitiello, contenuta e insieme giocosa, consente ad una vera folla di personaggi di agire con sicura evidenza scenica e psicologica…” (10).
Note:
- G. Baffi – intervista concessa il 14/10/1991
- G. Vitiello – programma di sala Trilogia del potere, aprile 1971
- G. Vitiello – ibidem
- G. Vitiello – ibidem
- G. Vitiello – ibidem
- G. Vitiello – ibidem
- e. f. – “Il re nudo al Teatro Esse”, Corriere di Napoli dell’1/5/1971
- F. d. C. – “Il re nudo di Eugenij Schwarz”, Il Mattino dell’1/5/1971
- e. f. – ibidem
- F. d. C. – ibidem
Recensioni:
- e.f. – “Il re nudo al Teatro Esse”, Corriere di Napoli 1/5/1971
- F.d.C. – “Il re nudo di Eugenij Schwarz”, Il Mattino 1/5/1971
Testo tratto dalla tesi di laurea in Istituzioni di regia, “Gennaro Vitiello, regista” di Leonilda Cesarano, per il Corso di Laurea in Dams – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatore prof. Arnaldo Picchi.