Un matrimonio d’interesse

1974
UN MATRIMONIO DI INTERESSE
da Los Titeres de cachiporra di F. G. Lorca
Traduzione, adattamento e regia di Gennaro Vitiello.

Un matrimonio d’interesse
dopo le marionette, i pupi

Dopo le marionette dell’Ur- Faust e le statue dell’Empedocle, proporre i pupi sembrò a Vitiello la logica conseguenza, e per farlo ripropose uno spettacolo già presentato con il TS, insieme ad un testo di Hoffmannsthal, in un unico spettacolo chiamato: Il Folle, la Morte e i Pupi. Il testo di Lorca era Los titeres de cachiporra, tradotto in italiano dallo stesso Vitiello, che ne cambiò nuovamente il titolo in Un matrimonio di interesse (1).

Credo che sia importante parlare di questo spettacolo, nonostante l’assoluta mancanza di materiale al riguardo, ed infatti lo farò sull’onda dei ricordi degli attori, non solo perché è una ripresa di uno spettacolo del 1968 con un gruppo diverso, ma perché questo stesso spettacolo sarà riproposto altre due volte, ed in due versioni diverse nel 1982: Operetta per una bambola, quasi un musical, e Nozze di sanguinaccio, una versione per soli burattini, presentata nelle scuole. “…con Lorca venne naturale pensare alle marionette, ma questa volta erano marionette più popolari, dato il tipo di testo…” (2): marionette che raccontano della povera contadina Rosita, contesa da tre pretendenti e costretta a sposare quello ricco per volere del padre, pur non essendone innamorata.

A prima vista si potrebbe tentare di spiegare lo spettacolo come un ritorno alle origini, al Lorca che è stato molto presente nella produzione precedente, ma non dobbiamo dimenticare che questi sono gli anni della Nuova Compagnia di Canto Popolare, in cui la rivalutazione del teatro popolare era abbastanza frequente, di Leo che contaminava il teatro colto con quello popolare (3). Il testo di Lorca è una svolta rispetto alle produzioni finora affrontate, era “…abbastanza semplice, era adatto ad un pubblico più vasto. C’era anche da parte del gruppo il bisogno di comunicare con un pubblico più vasto… Il lavoro attorale in quegli anni smette di avere una valenza estetica per averne una comunicativa più immediata, più adatta ad un pubblico vasto (4).

Il lavoro sull’attore parte anche questa volta dalla marionetta, che non è più quella di Kleist, raffinata e dalle movenze eleganti, ma quella napoletana, che racconta anche storie di camorra, come quelle di Tore e’ Crescenzo (5): “…In quegli anni abbiamo fatto delle spedizioni sul campo incredibili: andavamo a vedere i più sperduti burattinai, quelli delle guarrattelle, quelli che lavoravano con tutte le forme di teatro popolare, per vedere cosa si poteva prendere da queste rappresentazioni…Spessissimo andavamo a vedere i Perna che facevano delle cose bellissime…osservavamo un mondo che era in declino e il problema era anche in che modo poter usare le cose belle che c’erano per poterle riprendere e proporre all’interno di una comunicazione diversa che non fosse in declino…” (6).

Era un Lorca napoletanizzato, un’anticipazione di quello che poi accadrà con Brecht: “…una traduzione in napoletano, un Lorca napoletanizzato. Mi ricordo di Enzo Salomone che era vestito come l’asso di bastoni delle carte da gioco napoletane…” (7). La cultura napoletana, quindi, con accanto quella spagnola. Un momento di preparazione a quella che potremmo definire la definitiva messinscena del testo nel 1982, quando Vitiello parlerà di un Progetto Lorca che si articolerà in due momenti diversi, i due spettacoli di cui abbiamo parlato all’inizio.

Note:

  1. “Los titeres de cachiporra” è un testo giovanile di Lorca, che l’autore portò in giro per la Spagna insieme ad altri suoi testi, nel tentativo di far conoscere al popolo il teatro spagnolo. L’autore girava con un carrozzone che aveva chiamato “La Barraca” e invitava a recitarvi tutti quelli che incontrava nelle piazze.
  2. M. Bello – intervista concessa il 28/4/1993
  3. “…Leo e Perla, la sceneggiata, Shakespeare, l’attore, il corpo, il gesto, l’uso del dialetto come linguaggio teatrale…un progetto teatrale che connetta le tradizioni napoletane dello spettacolo alla cultura europea passando attraverso la persona dell’attore…” – V. Monaco, cit., pag. 199. Sono gli anni in cui Leo De Berardinis e Perla Peragallo lavorano a Marigliano, in provincia di Napoli, gli spettacoli più importanti di questo periodo sono ‘O Zappatore, del 1972, e King Lacreme Lear Napulitane, del 1974.
  4. M. Bello – ibidem
  5. Tore e’ Crescenzo è il personaggio buono della sceneggiata, ereditato dalla camorra diell’800. I Fratelli Corelli avevano un loro teatrino a Torre del Greco dove si rappresentavano gli spettacoli che gli attori della LSE guardavano per prendere spunti.
  6. S. De Matteis – intervista concessa il 25/10/1995. Il mondo dei burattini e delle guarattelle napoletane, la loro storia e le loro tradizioni sono stati trattati da Bruno Leone nel suo testo LA GUARATTELLA. Burattini e burattinai a Napoli, CLUEB, Bologna, 1986.
  7. S. De Matteis – ibidem

Recensioni:

  • Non è stato possibile trovarne perché lo spettacolo fu ripreso solo per essere portato in tournée in varie piazze d’Italia e la compagnia non ha conservato materiale.

Testo tratto dalla tesi di laurea in Istituzioni di regia, “Gennaro Vitiello, regista” di Leonilda Cesarano, per il Corso di Laurea in Dams – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatore prof. Arnaldo Picchi.