Cabaret e forse…

1984
CABARET E FORSE…
di G. Ranieri
Spettacolo realizzato senza la Libera Scena Ensemble, con il Centro Proposte Teatrali Il Marchingegno di Bacoli (NA)
Regia Gennaro Vitiello; scenografia Maria Rosaria Mapelli, realizzazione Edoardo Migliaresi e Fiorenza Cipriani; costumi e realizzazione Anna Maria Carrabino; tecnico scene Edoardo Migliaresi; tecnico luci Michele Scamardella; tecnico audio Michele Bentivoglio; ricerche musicali Emilio Massa; organizzazione ed amministrazione Luigi Ferraro.
Attori: Emilio Massa, Nathalie Guetta, Maria Rosaria Mapelli e Maria Pietrangeli.
Prima rappresentazione nazionale il 15 settembre 1984 presso le Terme Romane di Baia – Bacoli (NA).

Cabaret e forse…
l’ultima regia

Dopo l’ Edippo la LSE cade nell’ennesima crisi. I motivi sono sempre gli stessi: dinamiche interne al gruppo sempre più difficili, conflitti, incomprensioni, stanchezza. Questa volta la crisi sembra essere più profonda e grave di quella seguita alle messinscene di Brecht, tanto che qualcuno parla del testo di Foscolo come di “…uno spettacolo sbagliato…c’era qualcosa che non funzionava. La sensazione che avevo era che non riuscivamo a carburare, ma non ti so dire il reale motivo…Sentivo che Gennaro non era contento, forse affrontammo i personaggi in maniera sbagliata, con leggerezza rispetto al testo…Forse in me c’era la voglia di andare in giro, probabilmente ero già con la testa altrove…” (1).

Quella che era stata la forza del TS prima e della LSE poi, il gruppo, diventa la debolezza maggiore, nonostante l’assoluta ed ostinata fiducia di Vitiello nel potere rivoluzionario “…delle tecniche povere e la sua coincidenza con il lavoro creativo di équipe…” (2). Il regista, forse per non perdere questa fiducia, o forse per ricaricarsi, per ritrovare le energie necessarie al superamento di questa crisi, dirige un altro spettacolo senza la LSE, come aveva già fatto con Il Mutilato. Lo spettacolo, questa volta, sarà più leggero e divertente: Cabaret e forse….

In quel periodo, era il 1983, Vitiello stava tenendo un corso di teatro a Napoli e lì aveva conosciuto due ragazzi di Bacoli: Gennaro Ranieri ed Emilio Massa che lo colpirono per la loro fantasia e voglia di fare. Ranieri propone a Vitiello di curare la regia di un suo testo e come dice lo stesso regista: “…il giovanissimo Ranieri mi ha scelto come regista di questi suoi pezzi più o meno brevi…Alla sua età, come prassi, si tengono nel cassetto poesie pessimistico-liceali o qualche testo à la maniere di Pirandello o di Beckett da affidare a qualche gruppo di dilettanti…Gennaro Ranieri, invece, cosciente delle sue capacità drammaturgiche, capace di comporre di getto ben congegnate strutture sceniche, mi affida questo suo Cabaret e forse…” (3).

Lo spettacolo era suddiviso in sei scene, con altrettanti personaggi: Alta Societàil Mendicantela Donna Solail Magoil Camorristal’Anziana Signora“…un campionario di umanità diseredata, tragica, dolente, tagliata fuori dai grandi giochi della vita, sconfitta dalla Natura e dalla Storia…” (4). Ranieri mentre scrive le brevi pièce ha già in mente il regista e gli attori a cui affidarle: Emilio Massa e Nathalie Guetta, trasferitasi da Parigi a Napoli, ai quali si affianca in due scene Maria Mapelli.

Cabaret e forse…, rappresentato per la prima volta nel 1984 alle Terme di Baia, racconta di una realtà precaria ed instabile, anche in senso letterale, con i Campi Flegrei ed il bradisismo, eterna catastrofe incombente, sempre possibile, che acquista un carico di valenze simboliche. In questa bradisismica terra flegrea sfilano i sei personaggi, tutti distinti da una forte violenza verbale, espressa da un dialetto napoletano-bacolese, e da altrettanta violenza gestuale, unici punti in comune per i sei protagonisti dello spettacolo. Vitiello con la sua regia porta i due attori ad una specie di lotta-confronto a distanza, “…un rapporto agonistico con affilate armi linguistiche, l’uno giovandosi di tutte le sfumature derivategli dagli strumenti comunicativi di una cultura che gli è propria per origine, l’altra ironizzando sulle frasi e le parole e i gesti di un modo di esprimersi che ha appreso vivendo con curiosità nel centro storico di Napoli…” (5).

Vitiello abbandona il teatro mitteleuropeo per tornare a casa e parlare al suo pubblico in maniera divertente e dissacratoria, come nel Cenerentola a la maniere dè…, della drammatica realtà del bradisismo, con contorno di turisti con il fiatone e di imprevedibili ed improponibili mostre archeologiche. Lo spettacolo è divertente e veloce, ben costruito “…secondo una progressiva ritmica molto precisa…” (6), che non ha un filo conduttore, né una sua organicità strutturale; i personaggi che si susseguono sulla scena possono considerarsi tanti flashes sulla realtà quotidiana, vista dalla parte di chi è emarginato, “…perché l’emarginato, in quanto tale, è solo anche nella rappresentazione…” ricorda Ranieri ad un giornalista (7).

Un gioco tra il comico e l’assurdo, “…gioco che, come regista, mi ha divertito condurre e che il pubblico si è divertito a seguire…” (8).

Recensioni:

  • Anon. – “Fare humour con malinconia”, Napolinotte 19/9/1984
  • P. Simonelli – “Sulla scena dei Campi Flegrei”, Paese Sera 6/11/1984
  • U. Serra – “Tante facce della comicità”, Il Mattino 6/12/1984
  • A. Tricomi – “Inquietudini e paradossi della catastrofe possibile”, Paese Sera 15/1/1985
  • Anon. – “Frammenti flegrei”, Il Mattino 15/1/1985
  • A. Tricomi – “Il teatro a pedali”, Paese Sera 18/1/1985
  • A. Tricomi – “Va in scena il…bradisismo con cinque sketch da cabaret”, Paese Sera 11/3/1985

Note:

  1. M. Ragni – intervista concessa il 17/6/1993
  2. G. Vitiello – “Il teatro di ricerca al servizio di un pubblico più vasto”, in AA.VV. Teatro e decentramento culturale a Napoli, Atti del convegno 13-14 giugno 1975
  3. G. Vitiello – programma di sala Cabaret e forse… – settembre 1984
  4. A. Tricomi – “Il teatro a pedali”, Più Napoli 24 Ore del 18/1/1985
  5. G. Vitiello – ibidem
  6. A. Tricomi – ibidem
  7. Anon. – “Fare humour con malinconia”, Napolinotte del 19/7/1984
  8. G. Vitiello – ibidem

Testo tratto dalla tesi di laurea in Istituzioni di regia, “Gennaro Vitiello, regista” di Leonilda Cesarano, per il Corso di Laurea in Dams – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatore prof. Arnaldo Picchi.