1983
EDIPPO
di U. Foscolo
Regia Gennaro Vitiello; scene e costumi Maria Izzo, Alfonso D’Alessandro, Gaetano Fiore, Fulvio Spiteri; musiche Eugenio Ottieri; luci Vincenzo Zotto; organizzazione e amministrazione Luigi Ferraro; grafico Carlo de Simone; realizzazione strutture metalliche Salvatore Ferraro e Ernesto Nocerino; aiuto all’organizzazione Cordelia Vitiello; sartoria Amalia Esposito; acconciature Antonio Luciano; fotografo di scena Giovanni Blasi; esecuzioni musicali Complesso Vocale e Solisti dell’Associazione “Nuovo Concerto Strumentale” di Napoli, ed. “Blue Flower” Roma.
Attori: Francesco Ruotolo (Edippo), Antonia Forgione (Antigone), Michele Ragni (Teseo), Ciro Discolo (Talete), Luigi Ferraro (Arcade).
Prima rappresentazione nazionale il 21 dicembre 1983 presso il Teatro San Ferdinando – Napoli.

Edippo
la volontà della rivolta

Anche questa rappresentazione è una prima assoluta: il testo, una tragedia giovanile del Foscolo, era stato, infatti, rinvenuto solo da qualche anno nell’archivio di Civiltà Cattolica da Mario Scotti, e non era mai stato rappresentato. I motivi della scelta si evincono dal programma di sala, dove Vitiello sottolinea che la sua messinscena “…è tutta tesa alla ricerca di un linguaggio scenico capace di rappresentare questo classico italiano, a verificare l’uso del verso poetico romantico in forma capaci di giovarsi della tradizione del nobile teatro giapponese e delle scansioni recitative del popolare e colto teatro dei pupi meridionale…Inoltre la regia punta ad evidenziare, tramite l’uso di oggetti e costumi eseguiti con fedeltà, cura e puntigliosità da noti reperti archeologici dell’antichità,…il fascino che subì Foscolo alle grosse scoperte archeologiche del suo tempo…” (1).

“…L’ Edippo di Foscolo a mio avviso era uno spettacolo che a quei tempi, nel 1983, non aveva uguali. Uno spettacolo che visivamente, per la ricerca iconografica e scenografica non aveva uguali…” (2).

L’Edippo di Foscolo narra l’Edipo a Colono di Sofocle, ma con una forte indipendenza dal testo greco. L’autore riduce i personaggi a cinque: Edipo, Antigone, Tesèo, Talete e Arcade; le guardie diventano semplici comparse, a differenza dei vecchi che in Sofocle sostengono la parte del Coro. Ismene e Polinice scompaiono dalla tragedia del Foscolo, Creonte rimane, ma è quasi un personaggio fuori campo, un’ombra di cui si parla, padre e non più fratello di Giocasta.

Quello che maggiormente affascinò Vitiello fu l’assoluta mancanza di soprannaturale del testo: al posto del fato l’irrazionalità che sconvolge tutti i valori su cui l’uomo fonda le sue certezze, e la presenza materiale, con Creonte, della ragion di stato, che farà consumare il sacrificio politico.

Grande attenzione fu data alla musica. Eugenio Ottieri creò una colonna sonora fatta di rumori della natura e stridori, utilizzando strumenti elettronici e tradizionali, che veniva diffusa attraverso un nastro magnetico che per l’autore non doveva essere “…semplice supporto, ma autonomo mezzo espressivo…” (3). Parlando della musica Vitiello la definisce “…una forma uditiva che integrandosi con quelle visuali, gestuali e fonetiche della messa in scena, fosse sempre adeguata al senso poetico globale…” (4).

La scena era un parterre con poche quinte, dove venivano proiettate immagini della Magna Grecia (Paestum ed Ercolano), “…avvolgendo la Parola di uno scenario rupestre, inselvito, frammezzando il ragionare di Edipo con bagni di luce, o ingabbiando l’esule in labirinti di pareti vitree…” (5).

“…La scena era di Gennaro e Maria (Izzo): la porta bruciata degli scavi di Ercolano, rifatta uguale e chiusa in una teca di plexiglas. Questa porta era funzionale, si apriva e chiudeva, delimitando degli ambienti; poi c’erano degli oggetti: un tavolino stilizzato, essenziale che delimitava un altro ambiente, un letto a sofà e qualche altro oggetto che adesso non ricordo. All’inizio venivano proiettate delle diapositive di Ercolano, Pompei e Paestum, poi c’erano dei pannelli con delle gigantografie rappresentanti la Tomba del Tuffatore di Paestum ed altri luoghi archeologici, pannelli che scendevano dal soffitto e si ribaltavano su sé stessi. Le gigantografie erano bellissime: sembravano degli affreschi, non delle semplici foto…” (6).

La tragedia del Foscolo è in cinque atti e 1212 versi, Vitiello la dividerà in due tempi soltanto. Lo sforzo registico di Vitiello fu tutto nel rendere rappresentabile un testo che alla lettura appariva irrappresentabile: la sfida era reinventarlo per la scena, puntando proprio sui versi, sulla loro sonorità, in modo da creare un linguaggio scenico adeguato. Ma la sua natura in versi fu il principale inconveniente, “…era uno spettacolo tutto in versi, tanti versi, difficilissimo, ma molto bello, purtroppo non capimmo quello che stavamo facendo, l’importanza di questo spettacolo…” (7), con le sillabe che dovevano essere pronunciate senza imperfezioni, errori di pronuncia, o scontri di suoni. Ma questa perfezione “…che pochissimi attori in Italia possono oramai raggiungere, non era affatto presente nelle recitazione degli attori della LSE…” (8).

In ogni caso, con l’ Edippo la LSE “…si orienta sullo studio della nascita del teatro nazionale italiano – dice Vitiello – individuando come periodo quello stesso della formazione di una coscienza politica unitario-risorgimentale…” (9).

L’ Edippo fu uno spettacolo rivolto soprattutto agli studenti, una operazione culturale per offrire finalmente un prodotto che non fosse il solito teatro effimero e leggero: “…Edippo è destinato a un vasto pubblico, anche di giovani, perché è un dramma dei sentimenti. E le nuove generazioni sono senz’altro in grado di apprezzarne il fascino…” (10).

Recensioni:

  • T.M. – “Cambi di scena”, Il Mattino 12/10/1983
  • Anon. – “Di qua e di là”, La Torre 1/12/1983
  • A. Carbonara – “La vera sperimentazione si fa in provincia”, Napolinotte 3/12/1983
  • R. di Giammarco – “Quest’Edippo in versi ricorda tanto Kean…”, la Repubblica 8/12/1983
  • T.M. – “Da stasera Edippo inedito di Foscolo”, Il Mattino 20/12/1983
  • Anon: – “S. Ferdinando l’inedito Edippo di Foscolo”, Paese Sera 20/12/1983
  • A.C. – “Ritorna l’Edippo“, Napolinotte 20/12/1983
  • U. Serra – “Eroe controcorrente ma la sua rivolta è piena di retorica”, Il Mattino 22/12/1983
  • Anon. – “Sessantadue spettacoli in programma all’Abeliano”, La Gazzetta del Mezzogiorno 17/1/1984
  • Anon. – “Arriva Edippo così com’era”, Puglia 26/1/1984
  • P. Bellini – “Sì, ma almeno un po’ di furore…”, La Gazzetta del Mezzogiorno 28/1/1984

Note:

  1. G.Vitiello – programma di sala Edippo – dicembre 1983
  2. M. Ragni – intervista concessa il 17/6/93
  3. G.Vitiello – idem
  4. G.Vitiello – idem
  5. R. di Giammarco – “Quest’Edippo in versi ricorda tanto Kean…”, la Repubblica dell’8/12/1983
  6. M. Ragni – ibidem . Le diapositive e le foto erano di Giovanni Blasi.
  7. M. Ragni – ibidem
  8. U.Serra – “Eroe controcorrente ma la sua rivolta è piena di retorica”, Il Mattino del 22/12/1983
  9. G. Vitiello cit. da A.Carbonara – “La vera sperimentazione si fa in provincia”, Napolinotte del 3/12/1983
  10. G. Vitiello cit. da T. M. – “Da stasera Edippo inedito di Foscolo”, Il Mattino del 20/12/83

Testo tratto dalla tesi di laurea in Istituzioni di regia, “Gennaro Vitiello, regista” di Leonilda Cesarano, per il Corso di Laurea in Dams – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatore prof. Arnaldo Picchi.