Prometeo legato

1971
PROMETEO LEGATO
di Eschilo
Adattamento e regia di Gennaro Vitiello; effetti di luce Giovanni Girosi; costumi Odette Nicoletti, realizzazione Marisa Bello, Odette Nicoletti, Fernando Pignatello; commento musicale Luciano Cilio; aiuto regista dato non noto; organizzazione Claudio Novelli; amministrazione Renato Ottobre.
Attori: Mauro Carosi (Prometeo), Vincenzo Salomone (Cratos – Ermes), Mario Salomone (Efesto – Oceano), Biancamaria Vaglio (Io – Oceanina), Marisa Bello (Bia- Oceanina), Silvia Ricciardelli (Oceanina).
Prima rappresentazione il 27 novembre 1971 presso il Centro Teatro Esse, via Martucci, 18 – Napoli.

Prometeo legato
o della lotta contro la tirannia

Con il Prometeo legato di Eschilo, del 1971, il TS torna al mito classico. Mentre nella Medea fu posta in rilievo la lotta per la libertà contro ogni forma di repressione, nel Prometeo legato quello che preme rappresentare è l’uomo in rivolta contro il potere tirannico. Il contenuto politico del testo è tutto nella ribellione del protagonista, che sopporta la terribile punizione degli dei pur di creare una società senza classi, una società che si lasci alle spalle l’oscurantismo dell’ignoranza che rende possibile lo strapotere della classe dominante. L’interpretazione del testo era già presente nella grafica della locandina: l’uomo di Leonardo a rappresentare la nuova umanità, ma soprattutto la netta opposizione a tutte le precedenti interpretazioni del testo, opposizione a tutti gli adattamenti di origine romantica. Nel programma di sala, infatti, si citano il Goethe preromantico, il Prometeo di Herder, i saggi sul mito, Gide ed il superuomo di Nietzsche, autori sentiti come un rischioso peso culturale da evitare, tutti lontani dal contenuto politico che invece il TS vuole sottolineare, continuando quello che ha già fatto con la Medea: creare dei miti collettivi politici; “…da ciò la necessità di un diretto contatto col testo per la riscoperta dei suoi contenuti…” (1).

Il lavoro è stato preceduto da un’accurata preparazione da parte degli attori: letture di Stanislavskij e Brecht, esercizi mimico-gestuali. Ma assistiamo anche ad un ripensamento da parte del gruppo nei confronti di Artaud“…abbandono dell’urlo, rantolo o balbettii, nati dalla malintesa lettura di Artaud, per comunicare essenzialmente con la parola…” (2). Torna la parola, dunque, sottolineata dai gesti, ampliata, ma non più sostituita.

Nella realizzazione di costumi si è cercato di utilizzare materiali allo stato naturale, ed i materiali sono il simbolo dei protagonisti: Prometeo è nudo, Io è coperta da un peplo trasparente e leggero, Oceano, Efesto, Craos vestono la durezza del cuoio, dei metalli e dei gusci d’ostrica, fino alla marionetta Ermes. La leggerezza dell’eroe si oppone alla pesantezza quasi fisica dei suoi carnefici: “…Significativi assai ci sono sembrati i semplicissimi costumi, assolutamente aderenti ai personaggi…pochi materiali essenziali: ferro, cuoio, gusci d’ostrica, panni leggerissimi, creando delle vere e proprie macchine teatrali, espressioni di sadico potere o di dolente disperazione…” (3).

La scena, che occupa tutto lo spazio della sala, viene delimitata di volta in volta dal movimento delle luci e dalla posizione degli attori. È uno spazio vuoto, privo di riferimenti di tempo e di luogo, uno spazio nudo, dove sono le luci a creare atmosfere e spazi suggestivi (4).

Anche la musica è essenziale con atmosfere da teatro orientale, creata da due flauti e risulta quasi un elemento straniante, anche per la presenza sulla scena del musicista.

Il testo non è quello tradizionale, ma un adattamento dello stesso Vitiello, un adattamento scarno, privo di aggettivazioni e ridondanzeche ha mirato all’essenzialità dell’azione, influenzando anche la regia che Vice definisce “…simbolica ma suggestiva” (5).

Come per I Negri, lo spettacolo inizia tra il pubblico con il rituale della vestizione che avviene nell’antisala, per poi raggiungere insieme, attori e spettatori, il luogo dell’azione. Già in questo rituale inizia un preludio allo spettacolo vero e proprio, in cui i personaggi definiscono i loro caratteri e si evidenziano la lotta e la ribellione di Prometeo. L’azione nascerà nella sala anziché sul palcoscenico, dando molta importanza, come nella tragedia antica, al parodo e all’esodo, ossia all’entrata e all’uscita degli attori, molti dei quali reciteranno tra il pubblico.

Lo spettacolo piace, ha più livelli di lettura e, soprattutto, il recupero della parola pone lo spettatore in grado di partecipare al gioco teatrale in maniera più agevole che non con Medea“…Il TS ha studiato il testo di Eschilo per tentarne una riduzione ed elaborazione scenica da cui trasparisse Prometeo non gigante solitario in un impeto di superbia e di affermazione individuale, ma interprete e simbolo di una proposizione di umanità totale, di matura consapevolezza sociale della libertà come necessità per il progresso…” (6). “…Di didascalico…in questa rappresentazione non vi è nulla, l’adesione o meno al discorso politico programmatico rimane assolutamente a discrezione dello spettatore, giacché nulla giustifica teatralmente questa posizione; si tratta in effetti di una rappresentazione classica di un testo classico, il recupero della parola è totale…” (7).

Ma il finale lascia perplesso il critico dell’Unità: “…L’azione teatrale ha termine con il lento illunimarsi a giorno del palcoscenico rimasto assolutamente vuoto, ed in questo vuoto ci era sembrato di cogliere una grande forza provocatoria, un invito al pubblico affinché si rendesse cosciente della impossibilità di una vittoriosa rivoluzione senza la partecipazione totale delle masse; con sorpresa invece abbiamo visto gli attori occupare di nuovo la scena per il ringraziare il pubblico plaudente…” (8).

Note:

  1. G. Vitiello – programma di sala Prometeo legato, dicembre 1971
  2. G. Vitiello – ibidem
  3. Vice – “Prometeo legato“, l’Unità del 7/12/1971
  4. Il TS risente della teoria del “teatro povero” di Grotowski: “…scoprimmo che il teatro può esistere senza cerone, senza costumi e scenografie decorative, senza una zona separata di rappresentazione (il palcoscenico)…”. J. Grotowski Per un teatro povero, Bulzoni Roma 1970, p. 25.
  5. Vice – ibidem
  6. FdC – “Prometeo di Eschilo al Teatro Esse”, Il Mattino del 30/11/1971
  7. Vice – ibidem
  8. Vice – ibidem

Recensioni:

  • F.d.C. – “Prometeo di Eschilo al Teatro Esse”, Il Mattino 30/11/1971
  • vice – “Prometeo legato“, l’Unità 7/12/1971
  • vice- “Prometeo legato“, Roma s.d. – Arch. Vit.
  • e.f. – “Prometeo al Teatro Esse”, Corriere di Napoli s.d. – Arch. Vit.
  • A. Filippetti – “Prometeo legato“, Sipario s.d. – Arch. Vit.

Testo tratto dalla tesi di laurea in Istituzioni di regia, “Gennaro Vitiello, regista” di Leonilda Cesarano, per il Corso di Laurea in Dams – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatore prof. Arnaldo Picchi.