SpaSaMiOliPi
1967
SPASAMIOLIPI
di A. Spatola, E. Sanguineti, E. Miccini, A. Bonito Oliva, L. Pignotti.
Regia Gennaro Vitiello; scenografi Angelo de Falco e Carlo de Simone, realizzazione Angelo de Falco, Carlo de Simone e Giovanni Girosi; costumi Odette Nicoletti, realizzazione Odette Nicoletti, Adriana Bellone, Mauro Carosi, Renato di Giacomo; musiche ed effetti sonori Sergio de Sanctis e Arturo Morfino; aiuto regista Carlo de Simone; datore di luci Lello Solli.
Attori: Davide Maria Avecone, Adriana Cipriani, Ciro d’Angelo, Tony Fusaro.
Prima rappresentazione 28 aprile 1970, presso il Centro Teatro Esse, via Martucci, 18 – Napoli.
SpaSaMiOliPi
o degli oggetti e delle parole
La Magia della Farfalla e Tardieu 6 sono definiti dallo stesso Vitiello spettacoli di ricerca, di preparazione del gruppo che cerca di capire in che modo comunicare con il pubblico. Si decide di proseguire sulla stessa strada, ma affiancandole una ricerca più spinta, qualcosa che superasse le vie di mezzo. Il modo più logico sembrò quello di rivolgersi all’avanguardia teatrale italiana del momento, conosciuta da Vitiello e dal TS grazie alla pubblicazione dell’Editore Sampietro del volume Teatro Italiano A.
Gli autori scelti sono quelli le cui iniziali formano il titolo dello spettacolo:
SPA = Adriano SPAtola
SA = Edoardo SAnguineti
MI = Eugenio MIccini
OLI = Achille Bonito OLIva
PI = Lamberto PIgnotti.
Per Vitiello sono loro i maggiori rappresentanti della nostra avanguardia, quelli più impegnati e “…più significativi di una nuova situazione teatrale italiana che da pochi anni s’avvia a nuove soluzioni sperimentali…”(1) . L’avanguardia teatrale italiana, per il regista, a differenza di quella inglese, francese o americana, non paga debiti alla sua tradizione. Questo può portare anche alla scoperta di nuove forme teatrali che poi nuove magari non sono affatto, ma è ricca di una vitalità, di una voglia di fare che le altre avanguardie stanno perdendo. E così, mentre ci sono autori che sulla strada di Tardieu, Jonesco, Beckett, continuano a rendere insignificante il linguaggio, la parola, ce ne sono altri, tra cui quelli scelti da Vitiello, che tentano il recupero del linguaggio, della sua funzione, senza perdere di vista la consapevolezza che questo mezzo è oramai logoro e il tentativo è quasi vano.
Riportando le parole di A. Guglielmi sulla locandina dello spettacolo, Vitiello si rende conto che ogni rapporto tra le parole e le cose è crollato, ma lo scopo dello scrivere è ancora quello di riconoscere la realtà: ma come farlo adesso? La soluzione è semplice: la parola deve cambiare la sua posizione, non dovrà più guardare la realtà in posizione frontale, ma trasferirsi nel cuore della realtà. Gli autori scelti da Vitiello fanno proprio questo: Miccini, Bonito Oliva e Pignotti mostrano lo strapotere della tecnologia, “…la disumana incombenza del mondo tecnologico”(2); Spatola e Sanguineti con il loro surrealismo fanno sì che le cose, gli oggetti mostrino il loro vero aspetto, forzino “le cose a mostrarsi…”(3).
È in quest’anno, il 1967, che inizia la collaborazione con Lucio Amelio e la sua Modern Art Agency e si discute delle arti figurative, e da questa collaborazione si dà inizio al TS ad una serie di mostre. La prima si tiene proprio in concomitanza con SPASAMIOLIPI: l’esposizione delle opere del pittore Bruno Di Bello, opere create con l’uso di lettere e ritagli di giornali, sui quali l’artista disegnava immagini e macchine di sua invenzione, “una sorta di pittura-parola”(4) che aveva una certa analogia con lo spettacolo.
Lo spettatore, dopo aver visitato la mostra, veniva accompagnato in sala da due ragazze vestite da coniglietto che, dopo aver strappato il biglietto, gli rendevano l’altra metà su cui era stampato il numero 24, ossia il posto da occupare e “…lo abbandonavano al centro della sala palcoscenico, ove erano disposte alla rinfusa e rivolte verso le direzioni più diverse una sessantina di sedie. Sullo schienale di ogni sedia era stato stampigliato il 24, l’identico numero del biglietto su tutte le sedie…”(5). Toccava così all’ignaro spettatore scegliere il suo 24! Dopo qualche attimo di perplessità, di solito, andava a sedersi dove gli pareva, attendendo ansioso l’arrivo di altri spettatori per osservarne il comportamento.
La scena era essenziale: due balconate laterali e due pedane, una collocata subito dopo l’ingresso e l’altra in fondo alla sala. Non un luogo reale, ma uno spazio in cui si muovono gli oggetti, le persone e le parole. In questo spazio erano presenti oggetti, frammenti, immagini della vita quotidiana, che gli scenografi Angelo De Falco e Carlo De Simone accumularono sulla scena: “Riferimenti di immagini del conscio e dell’inconscio dai messaggi visivi e auditivi che ci avvolgono – E qui ricordare la sensazione di questo spazio curvo avvolgente in cui confluiscono immagini inserite in vuoti pieni modulati e modulabili, scomponibili ed allineabili secondo scansioni ritmiche e già viste… e che ricordano la carta stampata…”(6).
Allo spettacolo non sono estranei Scabia ed il suo “…spazio aperto chiuso da riempire e vuotare continuamente, da strutturare in forme sempre nuove e capaci di coinvolgere totalmente i contemporanei.“(7), né Eco e “…la pagina stampata che ci ha insegnato a scomporre le idee e i sentimenti in elementi separati, ad allinearli in tante linee uguali, riproducibili in serie…”(8).
Gli oggetti, durante lo spettacolo, si pongono come cosa a sé accanto alle parole, sono usati in maniera ironica insieme ai costumi, che in fondo sono oggetti anch’essi e quindi protagonisti dello spettacolo, “…con l’oggetto-costume o abito-colore, l’attore è un oggetto animato, che non partecipa emotivamente all’azione, quasi una macchina…”(9).
I testi rappresentati erano:
E. Miccini: Notiziario
A. Bonito Oliva: Public Eden
L. Pignotti: Un sentimento di sicurezza – I temi cari alla sinistra italiana – Non credo che il suo cuore sia libero
A. Spatola: Dodici schede e musica
E. Sanguineti: Kappa.
Note:
- G. Vitiello – in “Funiculì, Funiculà” del 12/4/1985.
- G. Vitiello – ibidem
- G. Vitiello – ibidem
- G. Vitiello – ibidem
- G. Vitiello – in “Funiculì, Funiculà” del 19/4/1985
- C. De Simone – dalla locandina di SPASAMIOLIPI
- G. Scabia – citato nella locandina di SPASAMIOLIPI
- U. Eco – citato nella locandina di SPASAMIOLIPI
- C. De Simone – ibidem
Recensioni:
- pari – “Spa-Sa-Mi-Oli-Pi“, l’Unità 19/5/1967
Testo tratto dalla tesi di laurea in Istituzioni di regia, “Gennaro Vitiello, regista” di Leonilda Cesarano, per il Corso di Laurea in Dams – Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, relatore prof. Arnaldo Picchi.